per ricordare la “Strega di Beffania” che volava sui tetti delle case in quella notte,  perse poi nel tempo  le lettere “f” ed “i“, giungendoci rivisitato in “Befana”.
Non si conosce precisamente la sua origine, ma, come per  Babbo Natale, il suo personaggio è molto sentito dai bambini, in quanto dispensatrice di doni. Esistono tuttavia varie leggende ad essa legate: una di queste racconta che un giorno i Re Magi, Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, bussarono alla porta di un’anziana signora. Essi erano diretti a Betlemme, dove era nato Gesù Bambino e volevano portargli dei doni, ma, non sapendo come arrivarci, invitarono l’anziana donna ad unirsi a loro. Lei rifiutò e così i Magi arrivarono a Betlemme solo il 6 di gennaio. La vecchietta poi, pentita di non essersi unita a loro, cercò anch’essa di trovare Gesù Bambino per portargli i suoi doni, ma non lo trovò più. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
La Befana è descritta poi per tradizione come una vecchietta, brutta e magra, vestita di nero, con un fazzoletto in testa e calze e scarpe bucate. Viaggerebbe inoltre a cavallo di una scopa, con un sacco sulle spalle per contenere doni che consegna ai bambini calandosi nelle case attraverso i camini. Ecco spiegato perché è sempre tutta sporca di nero, ma d’altra parte è proprio vicino ai caminetti che trova le calze appese dai bambini in attesa di essere riempite di doni. Tempo fa la Befana recava dolci, caramelle e biscotti, oggi invece le tradizioni sono un po’ cambiate, il consumismo ha contagiato anche l’anziana signora che negli ultimi anni, al posto dei tradizionali dolciumi, consegna a domicilio costosi  giocattoli. Ma il personaggio della befana ha origini lontane: la sua figura va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all’anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Essa rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell’anno solare (solstizio invernale, Sol Invictus) e l’inizio dell’anno lunare. Anticamente infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. A guidarle secondo alcuni era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri, una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza). Presto la Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma ugualmente da esse ebbero origine molte personificazioni che sfociano nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.
L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio: una volta concluso, lo si può bruciare così come accadeva (e accade ancora) in molti paesi europei, dove vige la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno. In quest’ottica l’uso dei doniassumerebbe un valore propiziatorio per l’anno nuovo. Un’ipotesi è che l’usanza possa essere collegata alla festa romana che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore di Giano e di Strenia, durante la quale si scambiavano regali.
Nessun regalo invece è contemplato oggi per i bambini che non si sono comportati bene durante l’anno: al posto di dolci e regali, la befana recherà loro solo carbone! Ma perché proprio il carbone? Secondo alcuni studiosi, simboleggerebbe tradizionalmente l’energia presente nel ventre della  Terra, il fuoco nascosto, pronto a rivivere, acceso dal primo sole primaverile. Legata a questo significato la tradizione celtica di scendere per le strade, allo scoccare della mezzanotte che inaugurava il nuovo anno, donandosi pezzi di carbone. Si potrebbe quindi dedurre che la simbologia del carbone, associata all’arrivo del nuovo anno, sia una reminiscenza Celtica, poi cristianizzata in chiave strettamente morale. L’uso del carbone ha infatti oggi assunto tutt’altra simbologia: divieneimmagine del peccato che annerisce l’anima, esso vuol essere un castigo e un monito, che ha una funzione educativa per l’infanzia e che attribuirebbe alla Befana un ruolo marcatamente punitivo, originariamente del tutto estraneo alla sua figura. La Befana nulla aveva infatti a che vedere con l’odierno significato religioso; intimamente legata ai cicli della vita agreste, la sua più plausibile origine è rintracciabile nella personificazione di Madre Natura, che, lungi dalla funzione moralizzante e punitiva, giunta alla fine dell’anno invecchiata e avvizzita, offre in regalo i semi da cui lei rinascerà bambina.