giovedì 21 novembre 2013

Leggenda dell'antica Roma

 "Faustolo trova la Lupa" di Rubens ( Musei Capitolini)


Romolo e Remo e la lupa 
Enea, figlio della dea Venere e dell’eroe troiano Anchise, dopo la distruzione di Troia giunse, al termine di un lungo viaggio per mare, nel Lazio, dove si stabilì. Qui il suo figlio Iulo (detto anche Ascanio) fondò la città di Alba Longa, di cui divenne re.
Dopo diverse generazioni salì al trono il re Numitore, ma fu spodestato dal fratello Amulio, che obbligò Rea Silvia, figlia di Numitore, a divenire sacerdotessa della dea Vesta, perché non avesse discendenti (infatti le sacerdotesse non potevano sposarsi). Ma il dio Marte si innamorò di Rea Silvia ed essa diede alla luce due gemelli: Romolo e Remo. Quando se ne accorse, Amulio fece imprigionare Rea Silvia e diede i bambini a dei servi perché li annegassero nel Tevere; essi li posero in una cesta sull'estremità della riva, presso un fico. Qui furono trovati da un lupa, che li allattò, finché un pastore non li scoprì e li portò con sé. Divenuti grandi i due gemelli uccisero Amulio e riportarono sul trono Numitore.

Dal momento che la popolazione ad Alba Longa era molto numerosa, Romolo e Remo decisero di fondare una nuova città nel luogo in cui erano stati allevati, ma entrambi ne volevano essere re. Romolo voleva fondare la città sul colle Palatino, Remo sull’Aventino. Per mettersi d’accordo ognuno osservò dal proprio colle il segno che avrebbero mandato gli dei. A Remo apparvero sei avvoltoi, ma Romolo dichiarò di averne visti dodici sul Palatino. Mentre Romolo tracciava il perimetro delle mura della nuova città, che chiamò Roma, Remo superò per sfida il fossato e Romolo lo uccise. 

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